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Lunedì 23 luglio 2012

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AIDS, verso la fine dell’epidemia: si apre a Washington AIDS 2012

Dott. Diane Havlir, Co-Chair di AIDS 2012 per gli Stati Uniti, durante il suo intervento nella opening session della Conferenza. © IAS/Ryan Rayburn - Commercialimage.net

Grazie ai recenti progressi in materia di prevenzione e trattamento dell’HIV, la fine all’epidemia di AIDS è un traguardo sempre più vicino: è questo il messaggio emerso dalla giornata di apertura della 19a Conferenza Internazionale sull’AIDS (AIDS 2012) di Washington, Stati Uniti.

Questo obiettivo resterà però impossibile da raggiungere se non sarà sostenuto dalla necessaria volontà politica e solidarietà a livello internazionale.

Durante la cerimonia di apertura di AIDS 2012 sono stati ricapitolati gli ultimi risultati della ricerca sui metodi di prevenzione che, se implementati su larga scala, potrebbero consentire una significativa diminuzione dei tassi di trasmissione del virus e dei decessi AIDS-correlati.

Tra tali metodi si annoverano:

È stato evidenziato come questi metodi possano coadiuvare quelli ormai affermati, come la distribuzione di preservativi, il ricorso volontario a test e  counseling e le strategie di riduzione del danno mirate ai consumatori di droga per via iniettiva. Restano però ancora parti del mondo in cui questi interventi hanno bisogno di essere ulteriormente intensificati.

I delegati e gli altri partecipanti provenienti da tutto il mondo sono stati invitati a sottoscrivere la ‘Dichiarazione di Washington’ (The Washington Declaration), un elenco delle misure ancora da compiere, sulla base delle più aggiornate evidenze scientifiche disponibili, per frenare le nuove infezioni e incrementare il numero di persone che hanno accesso ai trattamenti salva-vita.

  • Aumentare gli investimenti mirati.
  • Garantire l’accesso a programmi di prevenzione dell’HIV, trattamento e assistenza basati sulle evidenze, nel rispetto dei diritti umani delle persone più esposte e bisognose.
  • Porre fine allo stigma, alla discriminazione e alle sanzioni penali ai danni delle persone con o a rischio di HIV.
  • Intensificare sensibilmente i programmi per il test HIV , i programmi di counseling e l’accesso ai servizi di prevenzione, assistenza e sostegno.
  • Sensibilizzare e coinvolgere attivamente le popolazioni colpite come presupposto essenziale per una risposta veramente collettiva. 

La ricerca di una cura

La Prof. Francoise Barré-Sinoussi e il dott. Anthony S. Fauci durante la opening session del simposio 'Towards an HIV cure'. Image ©IAS/Steve Shapiro - Commercialimage.net

La ricerca di una cura per l’HIV è uno dei temi principali dell’evento di quest’anno. I delegati che hanno partecipato a un simposio pre-conferenza hanno potuto apprendere come la ricerca stia rinnovando gli sforzi per trovare una cura per l’HIV e quali siano le reazioni delle persone sieropositive a questa prospettiva.

Nell’ambito di questo simposio è stato presentato il documento Towards an HIV Cure (‘HIV, verso una cura’), una dichiarazione che riassume i passi ancora da compiere perché si possa finalmente giungere a una cura per il virus dell’HIV.

Ai delegati è stato spiegato cosa si intende scientificamente per ‘cura’, come si possa giungere ad essa e quali saranno le sfide e le difficoltà da superare.

A riaccendere l’interesse per il concetto di cura per il virus dell’HIV è stato il caso del ‘paziente di Berlino’, che è risultato guarito dall’HIV dopo aver subito un debilitante ciclo di chemioterapia, seguito da un trattamento immunosoppressivo e un trapianto di midollo da un donatore portatore di una rara mutazione genetica che lo rendeva naturalmente immune all’infezione da HIV.

Certo, come terapia non è né allettante, né realistica, e non può essere somministrata regolarmente: ma il punto è che ha dimostrato che una cura è possibile.

L’interesse intorno al concetto di cura è stimolato anche dai costi del trattamento e dell’assistenza per le persone sieropositive, che sono in aumento costante.

Ma cosa intendono gli scienziati per ‘cura’?

Come è stato spiegato ai delegati presenti al simposio, la ‘cura’ può essere intesa o come una terapia mirata all’eradicazione dell’HIV dall’organismo, o come un trattamento che consente alle difese naturali dell’organismo di tenere sotto controllo il virus anche dopo l’interruzione della terapia antiretrovirale.

Per giungere sia all’uno che all’altro risultato, c’è ancora moltissimo da fare in termini di ricerca.

Tra le linee di ricerca più promettenti si possono citare:

  • L’impiego della terapia per l’HIV: i medici stanno cercando di verificare se, dopo un prolungato periodo in cui il trattamento HIV è portato avanti con successo, si riducano i cosiddetti ‘reservoir’ in cui il virus è latente.
  • Lo svuotamento dei reservoir latenti: si stanno sperimentando farmaci solitamente usati per trattare altre infezioni e malattie ma qui impiegati allo scopo di stimolare i reservoir latenti, che verrebbero ‘ripuliti’ dal sistema immunitario o si autodistruggerebbero. Alcuni studi in merito hanno dato risultati molto promettenti.
  • Il vaccino terapeutico, che stimolerebbe il sistema immunitario ad distruggere le cellule attivate.
  • Gli approcci basati sulla terapia genica, che mirano a creare cellule CD4 geneticamente resistenti al virus dell’HIV.

Gli scienziati sembrano concordare sul fatto che sarà necessario impiegare questi trattamenti in combinazione.

C’è stata una certa riluttanza ad azzardare ipotesi sugli eventuali tempi e costi della ricerca di una cura. “Ora che stiamo collaborando, però, almeno i tempi si sono molto accorciati”, ha dichiarato Rowena Johnston di AmFAR.

La cura dal punto di vista delle persone sieropositive

Fred Verdult. Photo © IAS/Ryan Rayburn - Commercialimage.net

Nella ricerca di possibili cure per il virus dell’HIV è necessario tener conto anche delle opinioni dei diretti interessati su cosa rende desiderabile una cura, come ha dimostrato una ricerca olandese.

Lo studio ha preso in esame un totale di 458 persone sieropositive, a cui è stato chiesto quali erano le maggiori difficoltà  della vita con l’HIV, e  cosa renderebbe ai loro occhi desiderabile una cura: durante il simposio Towards an HIV Cure di AIDS 2012 ne sono stati presentati i risultati.

Gli intervistati hanno valutato fattori come l’incertezza del futuro, la paura di contagiare altri e lo stigma associato al virus come “altamente indesiderabili” nella vita di una persona sieropositiva.

Approssimativamente i tre quarti di loro ritengono invece “molto importante” una cura per l’HIV.

Questo entusiasmo, tuttavia, si affievolisce sempre di più all’aumentare delle incertezze riguardo all’efficacia di tale cura e del rischio di trasmissione agli altri.

Quasi tutti hanno dichiarato di ritenere desiderabile una cura in grado di eradicare il virus dell’HIV senza rischio di trasmettere l’infezione in futuro. Ma soltanto per il 14% è altrettanto desiderabile un regime curativo che preveda controlli medici regolari per verificare se il virus è stato effettivamente eradicato.

HIV, stigma e uomini che fanno sesso con altri uomini

Foto: Michael Kirby. Immagine di Denis Largeron. ©MSMGF

Un altro tema fondamentale della Conferenza di quest’anno è il pregiudizio e la discriminazione che colpiscono gli uomini che fanno sesso con altri uomini (Men who have Sex with Men, MSM) in molte parti del mondo, e come entrambi favoriscano la diffusione del virus all’interno di questo gruppo di popolazione.

Le riforme delle leggi contro gli MSM in Africa e nei Caraibi sono state oggetto di un meeting del Global Forum on Men who have Sex with Men (MSM GF) tenutosi alla vigilia della Conferenza.

Una ricerca recentemente pubblicata su The Lancet  ha rilevato che era sieropositivo il 26% degli MSM negli studi effettuati nei Caraibi , il 18% in quelli effettuati in Africa e il 15% in quelli del Sudest Asiatico.

Nel meeting si è ribadito che la decriminalizzazione del sesso tra uomini è un primo passo fondamentale per creare un ambiente legalmente sicuro per questo gruppo di popolazione.

Mantenere le promesse

Foto: La marcia “Keep the Promise” di Washington. Immagine di Greta Hughson/aidsmap.com

È questo l’appello di tutti coloro che hanno partecipato alla prima delle due manifestazioni programmate per la settimana della Conferenza. Tra i partecipanti, c’era anche Greta Hughson di aidsmap. Visita il nostro sito web per maggiori informazioni e per tutte le foto della marcia e delle manifestazioni.

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