Diagnosi dell’HIV e monitoraggio presso il sito di cura 
Chewe Luo, UNICEF.
UNITAID, il fondo
internazionale istituito per facilitare l’acquisto di farmaci per l’HIV e la tubercolosi,
stanzierà 140 milioni di dollari per accelerare ed ampliare la fornitura di kit
per test effettuabili al sito di cura (point-of-care
test, POCT) per il rilevamento di carica virale, conta dei CD4 e diagnosi
precoce dell’infezione da HIV nei neonati.
Attualmente molte
persone affette da HIV nei paesi a basso e medio reddito non hanno accesso a
questi test, che sono costosi e devono essere effettuati in laboratori dotati
di tecnologie avanzate. I campioni di sangue prelevati vengono inviati in laboratorio
per le analisi, e il paziente a volte non torna mai a ritirare i risultati. Con
la diagnostica point-of-care, invece,
il test non è più appannaggio del laboratorio, ma viene fornito al paziente,
che può sapere l’esito immediatamente.
La speranza è che,
con una più ampia disponibilità di test point-of-care,
si riesca a diagnosticare l’infezione da HIV in un numero maggiore di neonati e
bambini e quindi fornire loro un trattamento il più tempestivamente possibile.
I test faciliteranno anche la somministrazione del trattamento alle madri,
riducendo il rischio di trasmissione materno-fetale e consentendo loro di
mantenersi in vita.
In partnership with UNICEF
L’HIV tra gli uomini gay 
Uno dei grandi
temi affrontati nella Conferenza di quest’anno è il dilagare dell’epidemia tra
gli uomini gay e, più in generale, quelli che fanno sesso con altri uomini
(MSM).
Dai risultati di uno studio statunitense presentato alla Conferenza emerge che il tasso di nuove
infezioni tra MSM di etnia nera in sei grandi centri urbani americani era
simile a quello rilevato nei paesi africani più colpiti dall’HIV.
Per lo studio è
stato arruolato un totale di 1553 MSM di etnia nera, dei quali 1168 sapevano di
essere negativi all’HIV (174 erano invece già sieropositivi, gli altri 165 lo
sono risultati a seguito del test effettuato prima dell’arruolamento).
Ogni anno, ha
contratto il virus dell’HIV il 3% dei sieronegativi partecipanti allo studio.
Per quelli sotto i 30 anni di età, la percentuale sale al 6%. Si sono riscontrati tassi di infezione più
elevati anche tra coloro che presentavano altre infezioni sessualmente
trasmissibili (6%).
I soggetti
disoccupati o a basso reddito avevano più probabilità, rispetto a quelli con
redditi più alti, di risultare positivi al test HIV effettuato all’arruolamento.
Prevenzione dell’HIV: la circoncisione

Sono stati compiuti discreti progressi nell’attuazione
di programmi di circoncisione in un buon numero di contesti poveri dell’Africa
sub-sahariana, è stato detto alla Conferenza. Tuttavia si sono registrati vari casi di
sindrome da burnout tra il personale, e non sono mancate resistenze o manifestazioni
di disagio riguardo tali programmi.
Come è stato
detto ai delegati, nella provincia di Nyanza, in Kenya, l’80% degli uomini di
età compresa tra i 15 e i 24 anni è adesso circonciso.
In effetti, i
programmi di circoncisione sono stati portati avanti a un ritmo tale da
provocare casi di burnout nel personale medico, il che ha spesso portato ad
azioni di task-shifting, ossia la procedura è stata delegata dai medici
al personale infermieristico o ausiliario.
La circoncisione
è una pratica molto dibattuta. (Ieri si è tenuta davanti alla sede della
Conferenza una manifestazione di attivisti che la contestavano). Anche alcuni
dei delegati presenti hanno posto domande su casi reali da cui i benefici della
circoncisione sembrano dubbi.
Per esempio, da un recente studio svolto in Zimbabwe è risultato che il 14% dei/delle partner
di uomini circoncisi hanno contratto il virus dell’HIV, contro una percentuale
del 12% tra i/le partner di uomini non circoncisi.
Gli esperti hanno
risposto che con tutta probabilità ciò si deve al fatto che lo studio offriva
solo una fotografia della situazione, e alcuni degli uomini potevano essersi
infettati prima della circoncisione.
Altri delegati hanno portato all’attenzione
dell’uditorio i risultati di uno studio secondo cui la circoncisione degli uomini sieropositivi risultava in un maggior rischio di trasmissione
del virus ai/alle partner. La risposta è stata che, probabilmente, questo era
dovuto al fatto che era stata ripresa l’attività sessuale prima della completa guarigione.
Costi e benefici dei programmi di scambio di siringhe negli USA

Foto: Joe Mabel (http://commons.wikimedia.org/wiki/User:Jmabel).
Come dimostrato da un modello matematico, ampliare
i programmi di scambio siringhe ripagherebbe molto, in termini di rapporto
costi-benefici.
Finanziare la
distribuzione di strumenti sterili per iniezione ai tossicodipendenti è vietata per
legge, negli Stati Uniti. Eppure, il 10% circa delle nuove infezioni da HIV che
si verificano ogni anno interessano consumatori di droghe per via iniettiva.
Il modello
dimostra che l’ampliamento di tali programmi fino a coprire il 10% dei
consumatori di droghe avrebbe un costo di 64 milioni di dollari l’anno, ma allo
stesso tempo impedirebbe quasi 500 nuove infezioni l’anno, il che si
tradurrebbe, al netto, in un notevole risparmio nei costi per i trattamenti
salva-vita (193 milioni di dollari).
HIV e malattie: le infezioni opportunistiche negli USA

Henry Masur. Image ©Liz Highleyman/hivandhepatitis.com
Resta alta
l’incidenza di malattie AIDS-definenti nelle aree urbane statunitensi, come dimostra un nuovo rapporto.
Si chiamano
‘infezioni opportunistiche’ le malattie che insorgono nella persona
sieropositiva a causa dell’indebolimento del suo sistema immunitario.
Nel complesso, l’incidenza delle infezioni
opportunistiche è molto diminuita grazie ai continui progressi in materia di
trattamento e cure per le persone sieropositive.
Ciò nonostante,
ai delegati presenti alla Conferenza di Washington è stato spiegato che sono
diminuiti molto meno i tassi di alcune infezioni come la candidosi esofagea e la polmonite da pneumocystis carinii (PCP). Anzi, negli ultimi anni si è registrato un aumento di nuovi casi.
Spiegazioni
plausibili sono la diagnosi tardiva dell’HIV e gli ostacoli all’accesso alle
cure. Gli autori dell’indagine hanno sottolineato come il problema delle
infezioni opportunistiche sia ancora quanto mai attuale per le persone
sieropositive negli Stati Uniti, e hanno espresso la preoccupazione che il
personale medico-sanitario stia gradualmente perdendo il bagaglio di conoscenze
necessario a curarle.
I ricercatori hanno inoltre rilevato come, tra le
cause di malattia, siano sempre più frequenti l’ipertensione, le malattie correlate al fumo, le patologie renali e l’epatite C, probabilmente anche perché, grazie
all’efficacia degli attuali trattamenti per l’HIV, i pazienti vivono più a
lungo e arrivano ad invecchiare.
I programmi per il trattamento HIV sul posto di lavoro fanno risparmiare le aziende 
Foto:
Miniera d’oro a Johannesburg, Sudafrica
Dando accesso al trattamento HIV sul
posto di lavoro, le aziende possono risparmiare cifre considerevoli, come dimostrano i dati di uno studio presentato alla Conferenza di
Washington.
Sono stati presi in considerazione i
costi dei programmi per fornire la terapia HIV ai lavoratori di due miniere
d’oro sudafricane.
Con un modello matematico, sono stati
stimati i costi previsti per un arco di tempo che va dal 2003 al 2022.
I risultati dimostrano che la spesa
annua per i trattamenti ammonterebbe a 1,4 milioni di dollari americani, ma che
il datore di lavoro risparmierebbe oltre 4 milioni all’anno grazie alla
diminuzione dell’assenteismo e di altri risarcimenti per malattia o morte.
La neuropatia periferica nei bambini

Secondo uno studio effettuato in
Sudafrica, un quarto dei bambini che assumono il trattamento HIV sviluppa
neuropatia periferica.
Questi risultati denunciano la
limitatezza delle opzioni farmacologiche disponibili per il trattamento dei bambini sieropositivi.
La neuropatia periferica è una dolorosa lesione dei nervi periferici, soprattutto
negli arti inferiori e nei piedi. È un noto effetto collaterale di alcuni
medicinali anti-HIV di vecchia generazione, in particolare d4T e ddI.
Il farmaco d4T (stavudina, Zerit) è un caposaldo dei programmi per
il trattamento HIV nei contesti con risorse ridotte. Tuttavia, a causa dei pesanti effetti collaterali, non è più
raccomandato se sono disponibili alternative
economicamente accessibili (in particolare il tenofovir, Viread).
Per il
trattamento dei bambini sieropositivi, è impiegata una formulazione in polvere
del tenofovir, e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato delle linee
guida per il dosaggio.
L’86% dei bambini
sieropositivi partecipanti allo studio erano a regime di d4T, e un quarto di
essi aveva sviluppato neuropatia periferica.
Secondo i ricercatori, lo studio sottolinea
anche l’importanza di ascoltare cosa hanno da dire i bambini stessi della loro
esperienza con il trattamento HIV, perché è fondamentale per la diagnosi e per
il trattamento della neuropatia periferica. Sono disponibili degli strumenti di
valutazione, facili da somministrare ed economici, per stabilire la gravità dei
sintomi e il loro impatto, oltre che per individuare gli interventi che possono
alleviarli. In partnership with UNICEF
Lo stand di NAM è alla Exhibition Hall C! 
Lo
staff NAM allo stand, a Washington. Immagine di Greta Hughson/aidsmap.com
Se sei a
Washington per AIDS 2012, non esitare ad andare a trovare NAM alla Exhibition Hall
C. La troverai allo stand
numero 22. Lo staff di NAM sarebbe lieto di conoscerti, farsi raccontare di te
e parlarti del suo lavoro come organizzazione.
Se invece non
puoi partecipare alla Conferenza, scopri di più sulla sua attività sul blog e nella pagina web delle sue pubblicazioni su
aidsmap.com.
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